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Oltre la resilienza occorre ripensare alla flessibilità del nostro futuro. Riprendere semplicemente da dove si è lasciato? Pura illusione. Come coordinare i team che non sempre sono presenti in azienda? Cosa delegare a collaboratori che lavorano da casa propria? Come monitorare l’efficienza dei processi? Come dare sostegno a persone che si incontrano sempre più di rado? Ha ancora senso parlare di stili di leadership? Come “fare sviluppo” di risorse umane che preferiscono la libertà di orari al vincolo dell’ufficio? Resterebbero solo le competenze tecniche individuali e le scadenze sempre più difficili da negoziare.
Il leader vive oggi una condizione di fragilità che rischia di mettere in discussione il suo ruolo. La fragilità, che è l’opposto della resilienza, viene percepita come debolezza, assenza di potere. Tuttavia è un passaggio necessario nella ricerca delle Qualità Umane del “nuovo leader” e nella definizione di un nuovo modo di lavorare. Come ne L’Eroe dai mille volti di Joseph Campbell, l’Eroe lascia la sua tranquillità per avventurarsi in un mondo sconosciuto che lo mette a dura prova. In questo percorso l’Eroe cresce e cambia, facendo un viaggio dentro di sé, fino alla ricompensa finale che è ben più grande di quanto desiderato all’inizio. Perché la sfida è oggi essere all’altezza della nostra grandezza come esseri umani.

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