Umanità e Fiabe, o storytelling per un preciso scopo?
Con gioia condivido con voi l’esperienza innescata dalla lettura del libro C’era una volta… un cantastorie in azienda e dall’aver partecipato a un laboratorio di medicina narrativa durante la vacanza studio di AIEMS – Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche, qualche anno fa.
Lavoro da tempo come project manager in una multinazionale di servizi informativi dove è sempre più pervasivo il ricorso allo storytelling, non solo in ambito del marketing. Ed è proprio in questo contesto che la Fiaba rappresenta una vera rivoluzione.
Mentre infatti lo storytelling è fondato sulla produzione di narrazioni coinvolgenti e persuasive orientate a uno scopo preciso, generalmente vendere un prodotto, un servizio, un’idea, o anche se stessi, la Fiaba per me si è posta su un piano completamente differente.
Nella Fiaba ho riconosciuto la millenaria trasmissione del sapere esperienziale, della generazione di culture e identità specifiche.
Il sapere che origina dalla parola sapido e ha sapore, che contraddistingue la narrazione autentica, senza doppia finalità, che sa creare una relazione quasi magica tra narratore e ascoltatore.
Ma ho trovato nelle Fiabe anche l’archetipo della relazione di ogni uomo con il suo ambiente. Osservare la struttura del Racconto Meraviglioso mi ha permesso di coglierne uno dei messaggi più potenti:
la trasformazione.
Già, la trasformazione del protagonista. Non la banalizzazione spesso codificata con lo storytelling del protagonista che, depositario della Verità con la V maiuscola, trova ostacoli e nemici e li sconfigge per raggiungere il successo. Nulla di tutto questo.
Ma qualcosa di infinitamente più profondo, la trasformazione del protagonista stesso, trovatosi nudo al cospetto della vita. Dove il guadagno non è il successo, ma la possibilità di vivere una nuova dimensione dell’esistenza.
È questo per me il nucleo del significato più profondo delle Fiabe.
Cristallizzare la sapienza umana in parole che, a distanza di secoli riescono, quando trovano il giusto terreno, a germogliare e a costruire civiltà.
Concludendo: quali sono stati i benefici della mia esperienza con le Fiabe?
Beh, mi hanno aiutato a sviluppare una nuova consapevolezza. A osservare gli scambi di opinioni e di vedute come istanze continue di significazione del mondo. E nel mio lavoro anche a distinguere, ma non a separare, il mondo della tecnica dall’umano.
E proprio questo, in una frase, è il beneficio che vi racconto oggi. Divenire più umani. Grazie.
Giuseppe CONTE
Project Manager di DXC Technology (Roma)
Le Fiabe in azienda
Ci vuole coraggio a proporre le Fiabe in azienda, ho pensato la prima volta che conobbi Piera.
Può suonare quasi una presa in giro, qualcuno potrebbe sentirsi addirittura offeso.
Perché il lavoro è qualcosa che ha a che fare con la sfera razionale, con il proprio background di conoscenze, con la professionalità, a volte con la competitività o magari con la serenità di rimanere nella routine.
Senza ombra di dubbio se ci si alza la mattina per andare a lavorare, lo si fa seriamente: non di certo per ascoltare delle Fiabe.
Per tutto questo e molto altro ancora, non avrei mai pensato che potessi io stessa sperimentare in azienda la potenza delle Fiabe, e innescare in un sol colpo una dinamo di tutti i pregiudizi bloccanti, che ci ingolfano e ci fanno male.
Le Fiabe insegnano ai bambini il bene e il male attraverso metafore della vita reale.
Le Fiabe contengono perle di saggezza che vanno direttamente al cuore, senza essere filtrate dalla mente.
Le Fiabe possono illuminare i grandi, perché possono entrare senza chiedere il permesso.
Le Fiabe in azienda portano novità perché le persone che hanno provato, hanno capito che ci sono altri modi di vedere la realtà e che ciascuno di noi è impreziosito dal poter scegliere.
Tornare ad ascoltare, ad ascoltarsi dà una marcia in più. Questo ho imparato con le Fiabe e non ho mai dimenticato. Grazie.
Sara CHIARAVALLI
Dirigente Multinazionale Assicurazioni e Finanza (Milano)
Il caso non esiste
Me lo hanno insegnato le Fiabe. Non fu un caso incontrarle in una valle umbra, dietro le mura di un antico convento, appena due mesi dopo aver mollato l’azienda con tutte le sue certezze per inseguire un sogno.
Ero uscita dai confini del regno, ed ero lì da sola, con il mio fagottino con pochi semplici oggetti dentro, e il cammino davanti: foreste buie da attraversare e mari sconosciuti da navigare.
Con la guida di Piera la scrissi poco dopo, quella Fiaba, e immaginai prove, pericoli, fate, talismani e tempeste fino all’arrivo in una bella città, dove esercitare la mia arte.
Per fortuna, nella vita professionale le prove sono (apparentemente) meno drammatiche che nelle Fiabe e la città dove fermarsi non la si incontra una volta per sempre (sarebbe troppo noioso).
Ma se spesso di fronte al bivio ho imboccato la strada giusta, se non mi sono fatta incantare dall’usignolo dorato, se mi sono tenuta stretta oggetti e persone che si sono improvvisamente trasformate in risorse preziose, è anche grazie alla “mia Fiaba” e alle tante Fiabe rilette in questi anni, che hanno schiuso e man mano allargato il varco verso il mio paesaggio interiore. Non meno importante e suggestivo di quello delle competenze professionali, del mercato e dei business plan.
Svegliarsi al contatto con i simboli e la “materia viva” della Fiaba significa scoprire di cosa siamo capaci e di quale infinito patrimonio di qualità e possibilità ci portiamo dentro.
Perché in un mondo in cui è così semplice e immediato avere a disposizione ogni tipo di informazioni, troppe volte sappiamo troppo poco di noi.
Negli ultimi anni tutta la formazione aziendale si è ubriacata con la parola “cambiamento”, sottintendendo il fatto che non siamo mai adeguati, mai all’altezza. Il messaggio delle Fiabe è diverso: nasciamo tutti ricchi di doti e possibilità, non dobbiamo diventare qualcos’altro ma scoprire e diventare ciò che siamo davvero.
Come l’eroe libera la principessa nascosta o prigioniera, lo stesso possiamo fare con le nostre ricchezze interiori.
Luisa CARRADA
Business Writer, Autrice del blog.mestierediscrivere.com e di numerosi libri sulla scrittura
Le Fiabe e il senso della vita
Nel discorso pronunciato nel 1970, in occasione del conferimento del prestigioso Premio Andersen, Gianni Rodari riprese un concetto scritto nel suo La freccia azzurra: «io credo che le Fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La Fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare le chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare a conoscere il mondo».
Questa premessa introduce il significato che ha avuto per me il percorso con le Fiabe.
Le Fiabe contengono messaggi nascosti che “parlano” all’inconscio e offrono una risposta, non esplicita ma simbolica, al senso della vita.
Sono la raffigurazione di concetti astratti come il bene, il male e anche la morte. Come nella vita, le Fiabe raccontano un percorso di crescita, un processo di individuazione che può essere irto di difficoltà, durante il quale non si ottiene “tutto e subito”, al contrario è necessario lavorarci sopra, giorno dopo giorno.
Danno la traccia delle rappresentazioni di sé nel mondo, ma anche dei rischi che ognuno avrà da affrontare: il principe ha bisogno di partire per un lungo viaggio, nel quale è costretto ad affrontare pericoli e superare prove prima di incontrare la sua principessa. Insomma la foresta è grande e ci si può perdere. O si possono incontrare mostri. Ma non è forse necessario vincere la paura e attraversarla?
I personaggi della Fiaba vivono tutta la gamma delle emozioni (paura, gioia, coraggio, tristezza, amore, rabbia e così via) e immergersi in questo bagno emotivo indossando gli abiti di eroi ed eroine è più salutare di una seduta dallo psicologo. I personaggi e gli eventi delle Fiabe, dunque, personificano conflitti interiori e suggeriscono in maniera sottile come possono essere risolti.
Perché le Fiabe hanno svolto per me un ruolo di conforto. Sono diventata un’eroina, ho salvato e salvo tesori e amori lontani. Mi hanno fatto conoscere la purezza, entrando in contatto con le fate e con la magia.
Sì, perché alla fine mi sono accorta di una semplice cosa: siamo tutti eroi, streghe, maghi, orchi, fate e principi. Noi stessi siamo le Fiabe, quelle stesse Fiabe che leggiamo con tanto stupore e meraviglia.
D) In che occasione ti hanno dato conforto, se si può dire senza entrare troppo nel privato?
Ogni giorno, senza sosta, lasciano briciole sulla strada. Prestare attenzione e lasciarsi guidare, questo è.
D) Un ponte con l’arido mondo del business: in che periodo ti hanno sostenuta o ispirata a innovare nel tuo lavoro?
Soprattutto durante i grossi cambiamenti aziendali, come due traslochi o i cambi alla Direzione della mia Divisione. Sono state fondamentali, come un volano per ripartire.
Monica MESAGLIO
Wholesale and Corporate Coordinator di Montblanc (Milano)